La mia storia

Grazie di essere arrivato sul mio sito, non posso sapere come o perché sei giunto a leggere queste pagine ma mi sento in dovere di presentarmi:

Mi chiamo Fabio Braga, ho raggiunto da poco il mezzo secolo e convivo con un disturbo, una malattia, che accomuna moltissimi italiani: il diabete.

Come molti sanno esistono fondamentalmente due tipi di diabete mellito: tipo 1 e tipo 2; ma non tutti sanno, o meglio si tende a dimenticare che esistono milioni di diabetici ognuno diverso per età, sesso, razza ognuno con una propria storia, un proprio vissuto, ognuno caratterizzato dalla presenza o meno di complicanze. Generalizzare, dunque, diventa difficile ma molti concetti possono essere globali.

Un altro concetto chiave quando si parla di attività fisica e quando si parla più in generale di stile di vita che associa l’attività fisica alla dieta o all’abitudine di assumere i farmaci o di controllarsi, ecc. è che lo stile di vita, appunto, non deve essere inteso come una prescrizione terapeutica rivolta al paziente, cioè di un soggetto considerato malato, ma deve essere inteso come una forma di stile che migliora la qualità della vita di diabetici e non!!

Basti pensare che un corretto stile di vita rappresenta la più efficace prevenzione primaria oltre che del diabete anche dell’obesità, dell’ipertensione arteriosa, della cardiopatia ischemica (stiamo parlando, per intenderci, di infarto), della patologia tumorale, dell’artrosi, dell’osteoporosi, dell’invecchiamento in generale.

Dunque ne consegue che tutti dovrebbero mantenere un corretto stile di vita e non solo chi è malato. Purtroppo la società tende a escludere dal gruppo coloro che seguono un corretto stile di vita additandolo come un diverso, un malato. La morale che ne consegue è: “io sono sano per cui non devo…”.
In pratica viviamo in un contesto in cui colui che segue e perpetua uno stile di vita virtuoso viene visto come un deviato una scheggia impazzita, una persona che segue un regime solo perché malato e dovrebbe riuscire a dimostrare a se stesso e agli altri che la corretta via è quella da lui intrapresa.

La storia che voglio raccontarvi comincia proprio quando mi rendo conto che lo “stile di vita” è quello che fa la differenza e ho cominciato a soprannominare la mia glicemia “amataglice”.

Tutto è iniziato il 28 febbraio del 2014, quando sono arrivato a pesare 103 kg. Allora ho iniziato ad andare in bicicletta e fare movimento e a provare di perdere peso. Nella visita del 27 ottobre 2014 però ero arrivato a 94 kg. Ero scoraggiato, in quanto nonostante la grande fatica, i sacrifici e le rinunce non avevo nemmeno perso 10 kg.
In quella visita di fine ottobre la dottoressa Paola Maffi mi ha messo di fronte ad un bivio: il trapianto oppure una vita piena di quelle difficoltà che incontrano quotidianamente i diabetici; inoltre se non avessi perso peso mi avrebbe eliminato dalla lista di coloro che aspettano un trapianto.
Da novembre mi sono posto l’obiettivo di essere del peso ideale per poter essere inserito nella lista per il trapianto sperimentale di cellule di Langerhans (pancreas): ho iniziato a seguire una dieta idonea, grazie al supporto del dottor Gabriele Allochis (primario in Diabetologia all’Ospedale Maggiore di Novara); ho ripreso con maggiore intensità a fare sport, uscendo tre volte ogni settimana in bici con gli amici della Cicli Chiodini di Magenta (Mi). E poi ho seguito un allenamento particolare all’American Fitness con il supporto del preparatore atletico Carlo Alberto Ferrari.

Alla fine di questo percorso, il 12 maggio 2015, ho raggiunto l’obiettivo di essere 78 kg, ben 25 kg in meno in poco più di un anno! Nel mese di Luglio sono stato preso in carico dal San Raffaele di Milano nella Lista Attiva per il trapianto di Cellule Pancreatiche, che purtroppo complicanze sopravvenute nel corso del 2018 mi hanno fatto rientrare in un’altra lista, quella del trapianto di Pancreas…….Ora Attendo con molta ansia…

Cosa mangio? È una dieta a base di proteine che prevede l’assunzione guidata di integratori  che è costantemente seguita dal Dottor Allochis e dal suo staff. Sto limitando al massimo i carboidrati e tengo sempre sotto osservazione i valori glicemici a riposo e sotto sforzo.
Ad ogni uscita pedalo per 60-80 km, in un gruppo di 6-8 persone, sempre guidato con entusiasmo dal capitano Luigino Chiodini.

Mi sento di dire a tutti coloro che non fanno attività fisica o che non tentano di aumentare anche se di poco le proprie “performance” (che non sono obbligatoriamente sportive ma possono essere solamente quelle di fare un piano di scale o 10 minuti di cammino, ecc.) decidono, in cuor loro, di rinunciare a curarsi.

Il mio desiderio più grande è quello di poter svolgere una vita il più normale possibile e questo dipende da quanto mi alleno e dalla mia voglia di impegnarmi.

Grazie Fabio Braga